Prima di partire avevo letto Alla ricerca di Hassan, letto un po' del canzoniere (Divan) di Hafez (da cui ho estratto le righe dei post), quindi posso dire che mi ero preparato all'Iran e a gli iraniani.
Il primo giorno invece al primo iraniano che ci ha avvicinato e attaccato bottone, dandomi informazioni sulla sua citta', facendoci da cicerone e accompagnandoci ho subito pensato "sicuramente vorra' dei soldi, mi portera' da un suo amico che con insistenza proporra' tappeti o cose simili".
La mia abitudine a pensare male ha avuto la meglio su quanto avevo letto.
Ed ho avuto torto! Era tutto vero. Nelle tre settimane che ho passato in Iran, mai una persona che mi ha avvicinato per parlare del piu' o del meno poi ha cercato di vendermi o ricavarne qualche vantaggio. Se un venditore cerca ad esempio di vendermi un tappeto si presenta come tale e chiede se sono disposto a visitare il suo negozio, in maniera esplicita, cortesemente e senza insistenza. Anzi quando ho chiesto ad un ragazzo, che ci aveva accompagnato tutta una mattinata a spasso in un Bazaar, di restare a pranzo con noi dicendo che avrei pagato io il conto per avere il piacere della sua compagnia, ha accettato ma mi ha fatto capire che si sarebbe offeso se il pranzo offerto fosse stato una specie di pagamento.
Questo e' il popolo iraniano: franco e ospitale (si ricordi il taarof).
L'Iran poi e' fatto di citta' splendide, con piazze, giardini e bazaar meravigliosi e un passato e una cultura incredibile.
E poi ci sono la Repubblica Islamica, i mullah, il velo obbligatorio per le donne e tutti i divieti alla musica pop, all' alcol, ed alcuni libri e film...
In pratica in Iran tutto quello che e' vietato poi appare nel privato e al sicuro da spie del regime: si fanno party in bikini, il vino appare sulle tavole...!
HAFEZ:
Ci sono due, che non sono mai soddisfatti: l'amante del mondo e l'amante della conoscenza.
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